DGSE e “Le Bureau”, quando il segreto si fa narrazione
L’agenzia francese d’intelligence, anche sfruttando la popolare serie tv, sta imboccando una strategia comunicativa tipica dei colleghi britannici e americani. L’obiettivo: reclutare nuovi talenti
La Direction générale de la Sécurité extérieure (DGSE), il servizio di intelligence francese per l’estero, ha una forte presenza online. In particolare, su LinkedIn, il social network dedicato al mercato del lavoro. A gennaio mi aveva colpito un post in cui l’agenzia, che dipende dal ministero della Difesa, annunciava il reclutamento di 150 militari: nuove risorse per rafforzare le capacità di attacco e difesa contro le minacce ibride, scrivevo.
È di domenica un nuovo interessante post per celebrare i 10 anni dalla messa in onda di Le Bureau des Légendes (BDL), tra le migliori serie a tema spionaggio, con protagonista il funzionario Guillaume Debailly, una vita sotto copertura, nome in codice di Malotru (interpretato da Mathieu Kassovitz). Il post recita come segue.
E se fosse il momento anche per te di entrare nella leggenda?
Sei rimasto affascinato dalle missioni di Malotru, dai dilemmi di Marina Loiseau e dalle complesse operazioni del BDL? La DGSE è un’opportunità unica per lavorare nell’ombra, dove strategia e impegno sono le parole d’ordine.
Sebbene la realtà sul campo differisca talvolta dalla finzione, adrenalina, dedizione e spirito di corpo ci sono eccome. Alla DGSE contribuirai concretamente alla sicurezza della Francia e dei francesi, partecipando a missioni con un impatto concreto.
Allora, pronto a unirti alle nostre squadre e a scrivere la tua storia? La tua leggenda inizia qui.
Come ricordava qualche tempo fa Maria Gabriella Pasqualini, studiosa e docente dei servizi di sicurezza, su Formiche.net, nella serie francese compare più volte il logo della DGSE (che corrisponde alla nostra Agenzia informazioni e sicurezza esterna).
Ai tempi durante i quali si stava girando la serie, corse voce che l’istituzione non ne fosse molto contenta, ma poi la stessa decise di dare “una mano” tecnica, in modo che non ci fossero situazioni non credibili, che avrebbero anche potuto, al limite, screditare con il pubblico la stessa DGSE. E infatti il logo ufficiale della DGSE compare spesso nel film.
I francesi si sono messi in scia a britannici e americani. Basti pensare ai tanti film di spionaggio con al centro il britannico Secret Intelligence Service (o MI6) e l’americana Central Intelligence Agency.
A Londra c’è perfino un dibattito aperto su James Bond. Nel 2016, Sir Alex Younger, allora capo del Secret Intelligence, si diceva – come ricordato anche nella prima puntata di 00Podcast (una produzione Formiche.net in collaborazione con Intesa Sanpaolo di cui sono stato autore e voce) – “combattuto” sulla figura di James Bond: “Ha creato un’immagine potente per l’MI6: come C, la versione reale di M, ci sono poche persone che non vengono a pranzo se le invito. Molti dei nostri colleghi invidiano il riconoscimento globale del nostro acronimo”, aveva spiegato. Tuttavia, “per troppo tempo” le persone hanno creduto che “ci fosse un’unica qualità a definire un ufficiale dell’MI6, che si trattasse di un’istruzione a Oxbridge o di un’abilità nel combattimento corpo a corpo. Questo, ovviamente, è palesemente falso. Non esiste uno standard”.
Sotto la direzione del successore di Sir Alex, Sir Richard Moore, due director (capi reparto), un nero e un asiatico, sono andati in radio a spiegare che lavorare per MI6 può essere più eccitante di un film di James Bond, che hanno visto cose “che lasciano a bocca aperta”, “ben oltre quelle che si vedono nei film di spionaggio”. In pratica, James Bond usato per abbattere gli stereotipi di James Bond. Ora sembra che a raccogliere il testimone di Sir Richard in autunno potrebbe essere una donna. Dei quattro vice, tre sono donne. Come ho raccontato su Formiche.net, sarebbe la prima volta per il servizio estero (l’interno, MI5, ha già avuto Stella Rimington e Eliza Manningham-Buller).
Ma torniamo a parlare dei francesi. Vi lascio alcuni passaggi di una mia intervista di un anno fa a Jean-Christophe Notin che, assieme a Théo Ivanez e a una troupe, è entrato nella “Scatola”, la Boîte, come viene chiamata la sede della DGSE. È stata la prima volta che delle telecamere hanno varcato le porte d’ingresso dell’agenzia francese. Il risultato: il documentario “DGSE, La fabrique des agents secrets”, diffuso da France 2.
La prima ambizione è stata fissata da [Bernard] Emié (allora direttore della DGSE, ndr) durante il nostro primo incontro. Voleva che l’opinione pubblica sapesse perché la DGSE riceve 1 miliardo di euro all’anno. In secondo luogo, credo che l’obiettivo della DGSE fosse quello di attrarre i migliori candidati. (…) Poiché il suo organico è stato notevolmente rafforzato con le ultime leggi sull’intelligence, il fabbisogno è notevole: ogni anno deve assumere circa 800 persone, spesso con qualifiche (tecniche) ambite da molti attori come altri servizi di intelligence, forze armate e big tech. È quindi molto importante che la DGSE mostri al grande pubblico la realtà dei suoi lavori, più prosaica e più motivante di quella mostrata dai film.
(…) È un segreto di Pulcinella che il giornalismo sia stato una copertura spesso utilizzata dai servizi di intelligence, anche se oggi accade più di rado. Inoltre, i giornalisti sono occasionalmente in grado di fornire servizi, come porre le domande giuste alla persona desiderata. Ma direi che, in questo caso, il giornalista si comporta come l’ingegnere o il direttore d’azienda che accetta di aiutare la DGSE. Perché aiutare la DGSE significa aiutare il suo Paese, cioè la comunità a cui appartiene, di cui fanno parte i suoi amici, la sua famiglia e lui stesso.
(…) Naturalmente, però, il giornalista deve mantenere la sua indipendenza nelle sue indagini. In questo, il suo lavoro è molto simile a quello di un funzionario dei servizi segreti. Se ottiene informazioni dalla DGSE, è suo compito verificarle con fonti esterne alla DGSE. Ed è quello che è successo con questo film. Certo, è un privilegio per me aver ricevuto l’autorizzazione a realizzarlo, ma i miei molti anni di esperienza mi hanno permesso – almeno lo spero! – di mantenere la distanza necessaria per tracciare un ritratto obiettivo della DGSE.
PS. Di Le Bureau vi avevo già parlato qui, raccontandovi di The Agency, serie televisiva (ora su Paramount+) con protagonisti Michael Fassbender e Richard Gere, che ne è il remake americano.