Dentro la “zona grigia” – Come si combattono oggi le guerre, secondo l’ex capo di MI6
Sir Alex Younger, al vertice del SIS dal 2014 al 2020, è stato ascoltato dalla commissione Difesa dei Comuni. Ecco che cos’ha detto
Le democrazie liberali, in quanto aperte e trasparenti, offrono una superficie d’attacco più ampia alle minacce ibride, ha detto Sir Alex Younger, che dal 2014 al 2020 è stato capo del Secret Intelligence Service (o MI6), il servizio segreto britannico che si occupa dallo spionaggio all’estero. Gli avversari, come Russia e Cina, sfruttano questa vulnerabilità per manipolare e destabilizzare le società.
A Londra, la commissione Difesa della Camera dei Comuni sta continuando l’indagine, avviata nel 2019 e interrotta dalle elezioni dell’anno scorso, dal titolo “Defence in the Grey Zone”. La zona grigia può essere definita come attività coercitive che “cadono al di sotto delle soglie percepite per l’azione militare e tra le aree di responsabilità di diverse parti del governo”, si legge sul sito della commissione. Tra gli esempi di queste attività ci sono attacchi informatici e disinformazione che vengono spesso coordinati tra loro e con altre nell’interno di quelle che vengono definite campagne ibride (di cui abbiamo già parlato qui).
La commissione parte da alcune domande, che riguardano le capacità delle forze armate britanniche, la cooperazione internazionale e il ruolo del settore privato. Per trovare risposte sono stati ascoltati diversi esperti. Tra loro, Sir Alex, la cui audizione è durata un’ora. La potete recuperare qui per apprezzare sia i contenuti di Sir Alex e la sua grande capacità di dire cose difficili con parole semplici sia il funzionamento del sistema Westminster. Prima di lui potete ascoltare Margriet Drent, consigliera della Counter Hybrid Unit del ministero della Difesa olandese.
Oppure, potete continuare la lettura di questo articolo. Vi lascio i passaggi che ritengo più interessanti dell’audizione di Sir Alex.
Minacce ibride e vulnerabilità delle democrazie liberali
“La realtà è che la nostra superficie d’attacco è molto più ampia rispetto a quella degli stati autocratici. In quanto democrazie, prendiamo decisioni in modo aperto e trasparente (…). Questo ci rende vulnerabili alla manipolazione da parte di avversari maligni”.
“C’è una profonda asimmetria nello spazio dell’informazione. Le democrazie hanno bisogno di un insieme condiviso di fatti per funzionare. Al contrario, per gli autocrati la verità rappresenta una minaccia: nelle loro società, il leader stabilisce qual è la ‘verità’. Inoltre, non devono affrontare il problema della disinformazione interna, perché la controllano direttamente”.
“Gli autocrati possono rendere la nostra vita molto più difficile e costosa con mezzi relativamente economici, come la disinformazione e la manipolazione. Dobbiamo organizzarci per resistere a queste minacce, ma senza cadere nella fallacia autocratica. La rigidità che vediamo nei regimi autocratici – le parate, i ranghi ordinati – è una debolezza intrinseca, non un segno di resilienza”.
“Nella politica moderna dei Paesi occidentali, c’è un problema molto più grande rispetto all’aggressione russa: è la polarizzazione. Anche se le campagne di disinformazione russe sono pericolose, credo che non abbiano creato nuove divisioni, ma abbiano amplificato quelle già esistenti. Il ruolo della tecnologia in questa dinamica è un fattore fondamentale”.
Minacce specifiche: Russia e Cina
“Con la Russia, l’asimmetria non riguarda solo le capacità e i sistemi, ma anche il modo in cui percepiamo il conflitto. Loro credono di essere in guerra con noi, mentre noi non lo pensiamo. [Il presidente russo Vladimir] Putin ha elaborato l’idea di un’escalation orizzontale come risposta a ciò che facciamo in Ucraina. È una visione completamente sbagliata, ma è così che la vede”.
“La situazione con la Cina è completamente diversa. Non si considerano in guerra con noi e perseguono obiettivi essenzialmente interni, anche se le loro azioni hanno implicazioni globali. La campagna contro Taiwan è un esempio completo di sovversione, cyberattacchi e molestie politiche: un vero e proprio manuale di operazioni ibride”.
Autocrazie: forza apparente e debolezze intrinseche
“Le autocrazie godono di alcuni vantaggi nel breve termine, come la capacità di pianificare a lungo termine e di agire rapidamente, senza vincoli legali o morali. Tuttavia, sono fondamentalmente fragili, perché mancano di un meccanismo per il trasferimento pacifico del potere”.
“Putin è intrappolato nella logica della sua stessa narrativa e non può mai andarsene. Anche [il presidente cinese] Xi Jinping, puntando al suo terzo mandato, ha eliminato un’intera generazione di leader cinesi, rendendo la successione molto più problematica”.
Ucraina e l’importanza della deterrenza
“Se falliamo in Ucraina, i costi per la nostra società saranno astronomici. Dobbiamo dimostrare a Putin che non può agire impunemente. Se invece ci ritirassimo, il problema delle minacce ibride non migliorerebbe, anzi, peggiorerebbe”.
“La lingua che [la Russia] comprende è la forza, non la debolezza. Il modo per affrontare queste minacce è garantire che l’Ucraina continui a esistere come Paese”.
Infrastrutture critiche e cybersicurezza
“Non possiamo sperare di dissuadere potenze ostili come la Russia nel cyberspazio se le nostre difese sono carenti. Investire negli attaccanti e licenziare il portiere non è una strategia che può funzionare”.
“Dobbiamo investire nella resilienza e garantire sistemi ridondanti, così da non essere vulnerabili a interventi catastrofici. Questo approccio non vale solo per i cavi sottomarini, ma per l’intera catena di approvvigionamento”.