Cosa sta capitando all’intelligence americana con Trump?
La nuova amministrazione americana sta trasformando i servizi segreti. E Musk è al centro di questi cambiamenti
Sto cercando di capire che cosa accade nell’intelligence americana con la nuova amministrazione di Donald Trump.
Questa settimana sono capitate diverse cose, tutte legate al presunto efficientamento affidato dal presidente a Elon Musk, l’uomo più ricco del mondo che ha ottenuto un incarico senza audizione di conferma (com’è invece previsto per i più importanti membri dell’esecutivo) nel governo della prima potenza globale. Negli ultimi minuti, Musk si è perfino espresso, sul suo social X, in merito agli armamenti americani, sostenendo che siano “completamente da rifare”. E non stupisce che siano iniziate le manifestazioni “No one voted for Elon Musk” (e però, come ricorda il vicepresidente JD Vance sempre su X, Trump era stato molto chiaro sul ruolo che avrebbe avuto colui che ha speso oltre 277 milioni di dollari per sostenere la sua campagna presidenziale).
Alcune notizie di questi giorni.
Gli uomini di Musk al Dipartimento per l’efficienza del governo hanno avuto accesso ai dati dei funzionari pubblici (Washington Post).
La Central Intelligence Agency ha inviato alla Casa Bianca un’e-mail non classificata che elenca tutti i dipendenti assunti dall’agenzia di spionaggio negli ultimi due anni, soprattutto analisti e operativi con focus sulla Cina, ovvero il Paese con capacità di hacking in grado di superare l’ostacolo rappresentato dal fatto che l’elenco abbia solo nome e l’iniziale del cognome (New York Times).
La stessa agenzia sta offrendo delle buone uscite ai dipendenti per assicurare la fedeltà all’amministrazione Trump (Wall Street Journal): un rischio per la sicurezza nazionale, come scriveva Peter Schroeder, ex CIA, su Foreign Affairs.
L’amministrazione ha deciso di fare piazza pulita di chi ha indagato sull’assalto al Campidoglio del 6 gennaio 2021 (The Associated Press).
E sta smantellando l’Agenzia per lo sviluppo internazionale degli Stati Uniti (USAID), che secondo Musk sarebbe coinvolta in “attività illegali della CIA” e “censura di Internet” (France24).
La procuratrice generale Pam Bondi, tra le tante cose appena insediata, ha sciolto le squadre incaricate di indagare sulle campagne di influenza straniera, sulle attività di lobbying straniero e sulle minacce alla sicurezza nazionale derivanti da illeciti aziendali (Washington Post). Per dire: la Kleptocracy Initiative è nota per aver sequestrato gli yacht degli oligarchi russi e per aver perseguito la frode da 4,5 miliardi di dollari di 1MDB.
Tulsi Gabbard deve ringraziare il senatore Tom Cotton se è riuscita ad assicurarsi l’approvazione della commissione Intelligence alla sua nomina come direttrice dell’Intelligence nazionale, ovvero al vertice delle 18 agenzie di spionaggio statunitensi (Fox News), nonostante un’audizione piuttosto complicata, tra Edward Snowden non definito “traditore” e viaggi in Vaticano pagati da un uomo d’affari vicino agli oligarchi russi.
E ancora non è stato confermato Kash Patel all’FBI, che pensa di ridurre le attività di controspionaggio e antiterrorismo (Wall Street Journal).
Mi ha scritto un diplomatico americano che oggi si gode la pensione.
“Se penso alla difficoltà che noi del dipartimento di Stato con tanto di nullaosta Top Secret/Special Compartmented Information (SCI) avevamo ad entrare dalla CIA per motivi di lavoro, mi fa impallidire il fatto che ragazzini impiegati da Musk entrino dappertutto senza le normali autorizzazioni, facilitati dal servizio di sicurezza, per accedere dati sensibili che poi Musk potrebbe anche decidere di monetizzare con Cina, Russia, Corea del Nord eccetera…”
Un altro lettore che mi ha scritto questo.
“Musk ha già tutto, ma quel tutto non basta più. Vuole qualcosa che non può comprare e che non può ottenere con i metodi convenzionali. Vuole distruggere le istituzioni che non controlla e dalle quali non può trarre un profitto e poi prendere il posto di Trump dopo avere consolidato il suo controllo e il suo impero. E oggi Trump rischia di essere una pedina inconsapevole”.
Il diplomatico condivide.
“Una delle cose che bisogna capire di Trump è che a lui non interessa governare. Firmare stupidi executive order davanti alle telecamere è un’altra cosa. A lui piace avere il palcoscenico più importante del mondo, e pure la sostanziale immunità totale (anche se dovrebbe valere soltanto per atti d’ufficio). Dalle dichiarazioni minacciose ma molto vaghe, prive di dettagli, si capisce che i dossier non gli interessano.
Con Musk è diverso. Lui ha obiettivi molto precisi, spesso di vendetta, ma principalmente l’eliminazione delle istituzioni. Tutto ciò che può limitare l’azione commerciale di Musk va eliminato.
Gli ultraricchi hanno bisogno di Trump, che riesce a vincere le elezioni, ma sanno che poi Trump, credendosi uno di loro, gli lascerà sempre spazi vastissimi. Arriverà il momento in cui Trump non ce la farà più. Come avverrà la sostituzione? Il vice JD Vance? Non sono sicuro. Musk non può diventare presidente, non essendo nato negli Stati Uniti, ma magari un simulacro di Musk…”.
E così mi è tornata alla mente una conversazione di qualche settimana fa con un esperto del settore. Parlavamo di intelligence sharing tra servizi “collegati”. Lui aveva risposto: “Saranno sempre gli Stati Uniti, con il loro capitale informativo senza paragoni”.
Ma già si sono manifestate perplessità, addirittura in ambito Five Eyes, ovvero l’alleanza di intelligence che unisce Stati Uniti, Regno Unito, Canada, Australia e Nuova Zelanda. Il Telegraph ha raccolto i timori dei vertici della sicurezza nel Regno Unito (la cui special relationship con gli Stati Uniti nasce e si sviluppa a partire dalla collaborazione nell’intelligence durante la Seconda guerra mondiale), allarmati dalla nomina di Gabbard, definita “la nostra fidanzata Tulsi” dal presentatore televisivo russo Vladimir Solovyov.
Il già citato lettore mi ha scritto quanto segue.
“Sicuramente gli Stati Uniti conteranno sempre di più sull’intelligence tecnica e tecnologica, anche perché Musk dovrà sempre più fare business. Poi ci sarà la negoziazione strategica. E la human intelligence? Spendere risorse sulla gestione di fonti a loro interesserà sempre di meno. Saranno più interessati a usare le tecnologie, comprarle e venderle, utilizzarle e controllarle, per ottenere i loro scopi anche alternando carota e bastone con i vari leader internazionali”.
Mah.. io penso che gli stati uniti siano molto vicino al tracollo. Russia e Cina ne approfitteranno per regalare i loro cavalli di troia.. fingendosi amichevoli con gli stati uniti.
Ricordiamoci che in Italia sono i sottosegretari che governano ed i ministri vanno a fare brutte figure in diretta televisiva.
In U.S.A.,Henry Kissinger era ancora molto ascoltato a 90 anni ed anche Warren Buffet finisce sui giornali quando parla.