Spiegare le democrazie a Pechino
Una lezione ai militari cinesi, otto messaggi diretti, zero sottomissioni. Cos’ha detto Sir Tony Radakin, capo di stato maggiore della Difesa britannica – e perché è importante
Nel Regno Unito la visita in Cina dell’ammiraglio Sir Tony Radakin, Chief of Defence Staff (capo di stato maggiore della Difesa), a inizio aprile aveva attirato molte critiche da parte dei politici “falchi” verso Pechino.
La visita non era stata preannunciata alla stampa. Niente di strano. La notizia è uscita la mattina del 9 aprile sul Times, che evidenziava come l’ultima visita di un capo di stato maggiore della Difesa britannica (allora il generale Sir Nicholas Houghton) in Cina era datata 2015, nel bel mezzo della considerata “età dell’oro” delle relazioni sinobritanniche e dopo la visita di tre navi da guerra della Marina cinese a Portsmouth. Nel pomeriggio del 9 aprile è arrivata la conferma ufficiale con un comunicato ufficiale della Difesa cinese e un tweet di Sir Tony, che lascerà in autunno l’incarico al termine di un mandato quadriennale.
Londra – impegnata in un reset delle relazioni con Pechino dimostrato dalle recenti visite dei ministri delle Finanze (gennaio) e degli Esteri (ottobre) – non controlla la comunicazione e il governo (laburista) scopre il fianco all’opposizione (tory). In un’intervista al Telegraph, Sir Iain Duncan Smith, ex leader tory, ha descritto la visita come un “terribile” gesto di “appeaseament” verso il Partito comunista cinese.
Eppure, il discorso di Sir Tony alla National Defense University di Haidian, ovvero l’accademia dell’Esercito popolare di liberazione, dimostra che la sua era una visita ben preparata e con messaggi disegnati su misura per gli interlocutori.
Lo sappiamo grazie a una richiesta di accesso agli atti fatta da un analista politica italiano a Londra, Andrea Marchesetti. Qui il testo integrale. Di seguito, invece, vi riporto gli otto punti evidenziati da Marchesetti.
Mentre l’Esercito popolare di liberazione utilizza commissari politici per garantire il controllo del Partito comunista cinese, Radakin ha parlato apertamente del funzionamento della democrazia britannica (e occidentale) e del passaggio di potere tra i tory Liz Truss e Rishi Sunak e il laburista Sir Keir Starmer, attuale primo ministro: “Nonostante la politica interna turbolenta degli ultimi anni… non c’è stato panico. Nessuna rivolta civile. Il primo ministro uscente è rimasto davanti a Downing Street per augurare il meglio al suo successore”.
Confutando la presunta miopia delle democrazie: “Il Continuous At Sea Deterrent è un impegno nazionale da oltre 50 anni. I governi che si sono succeduti ne hanno ora approvato il rinnovo per decenni a venire… ciò che è straordinario è la coerenza e il consenso che circondano la nostra politica di difesa”.
Elogiando la forza delle alleanze davanti alla leadership militare di un Paese che conta pochi veri alleati: “Il Regno Unito ha la fortuna di trovarsi al centro di una rete di partenariati e alleanze, formali e informali, che attraversano il mondo… basate su interessi e valori condivisi”.
“Quando nazioni affini si uniscono, possono sbloccare vaste riserve di potere economico, militare, diplomatico e culturale per rafforzare il sistema internazionale… Questo schema si ripete in tutto il globo di fronte alla competizione e alle sfide… L’accordo AUKUS con Stati Uniti e Australia ne è un esempio”. Qui Sir Tony cita anche il Global Combat Air Programme, che coinvolge Regno Unito, Italia e Giappone per lo sviluppo di un caccia di sesta generazione.
Mostrando il limite del partenariato “senza limiti” tra Cina e Russia: “La retorica nucleare irresponsabile del presidente [Vladimir] Putin… è un problema per il mondo intero, e in particolare per potenze nucleari responsabili come il Regno Unito e la Cina”.
“I nostri interessi nazionali non si fermano al Canale di Suez… I nostri partner commerciali si aspettano che svolgiamo un ruolo attivo nel sostenere un Indo-Pacifico libero e aperto come base per una prosperità condivisa… i principi di libertà di navigazione e del diritto del mare contano in questa parte del globo, così come contano nel Canale della Manica o nello Stretto di Gibilterra. È per questo che le navi da guerra britanniche esercitano regolarmente il diritto di libertà di navigazione nello Stretto di Taiwan e nel Mar Cinese Meridionale”.
“Il modo britannico di fare la guerra… è fondamentalmente una filosofia che mira a superare in astuzia gli avversari… Per tutta la catena di comando, i leader spiegano l’obiettivo da raggiungere e i subordinati decidono come ottenerlo. Questa qualità di comando e controllo è molto diversa da un sistema centralizzato. Ma è la nostra esperienza di un sistema vincente”.
Delineando le aspettative per il dispiegamento del Carrier Strike Group 2025 guidato dalla portaerei HMS Prince of Wales: “Sono lieto di poter dire che la maggior parte di queste esercitazioni avviene senza incidenti. Le nostre interazioni con le forze cinesi sono normalmente sicure e professionali”.
Ci sono due aspetti che mi colpiscono particolarmente di questo discorso di ciò che è accaduto attorno. Il primo riguarda la parte comunicativa: Londra perde il controllo sulla notizia della visita ma poi “risponde” con un gesto, la risposta alla richiesta di accesso agli atti, che è uno degli strumenti su cui le democrazie possono far leva nella sfida asimmetrica con le autocrazie. Il secondo è rappresentato da alcuni messaggi lanciati da Sir Tony che non sono soltanto “difensivi” ma anche “offensivi” nella sfida tra modelli democratici e autocratici; per esempio, i passaggi sulla transizione pacifica di potere nelle democrazie e sulle alleanze internazionali basate sui valori liberal-democratici condivisi.